giovedì 24 settembre 2015

«GRECIA: FRA UN ANNO FAREMO I CONTI» di Emiliano Brancaccio

[ 24 settembre ]

L'intervista è stata condotta da Luca Sappino, de L'Espresso*

«Il nuovo esecutivo farebbe bene a prepararsi comunque all’eventualità di un’uscita dall’euro». Ottimista non è, la conclusione di Emiliano Brancaccio, economista dell’Università del Sannio. Lui però dice di applicare solo logica ed esperienza: «Syriza può mitigare alcune misure, ma la direzione che seguirà il parlamento greco – svuotato di ogni potere – è stata decisa altrove, a Bruxelles, ed è la solita: austerity e attacco ai salari. La conseguenza è che gli obiettivi di bilancio risulteranno insostenibili». Il problema, allora, è capire come attrezzarsi, e se arriverà «un finanziatore estero» capace di sostenere il Paese in caso di uscita dall’Euro. Ma andiamo con ordine.
Alexis Tsipras vince le elezioni e continua nel suo obiettivo dichiarato: governare da sinistra il memorandum siglato con le autorità europee. È un’impresa possibile?
«Temo di no. Tsipras ha compiuto un capolavoro tattico che ha sbaragliato il dissenso interno, ma controllerà un parlamento che è stato ancor più svuotato delle sue funzioni. Il memorandum imposto dai creditori stabilisce fin nei minimi dettagli l’agenda politica alla quale la Grecia dovrà attenersi: dal taglio ulteriore della spesa pensionistica, all’aumento delle tasse in caso di sforamento degli obiettivi di bilancio, fino all’ulteriore indebolimento della contrattazione collettiva. Le tranches dei finanziamenti europei necessari a pagare i debiti in scadenza e a ricapitalizzare le banche greche sono condizionate al tassativo rispetto di questo programma. Il governo di Atene cercherà di rallentare il ritmo di marcia, ma la direzione è stata già decisa a Bruxelles, ed è la solita di sempre: liberismo, austerity e deflazione salariale».
Juncker e Merkel sostengono che il nuovo programma consentirà finalmente di risanare i conti della Grecia. Anche il ministro Padoan si è espresso in questo senso. Sono previsioni attendibili?
«Sono mistificazioni. La ricetta del memorandum è la stessa che ha contribuito negli ultimi cinque anni al crollo dell’occupazione in Grecia e all’esplosione del rapporto tra debito e reddito. Questa volta, oltretutto, il governo greco è chiamato a realizzare un’ondata senza precedenti di svendite all’estero di patrimonio pubblico. In un articolo di prossima pubblicazione sul Cambridge Journal of Economics, mostriamo che queste dismissioni rientrano in un processo di “centralizzazione forzata” dei capitali che aggrava la deflazione e può peggiorare la posizione finanziaria del Paese debitore: nel giro di un anno scopriremo che gli obiettivi di bilancio imposti alla Grecia sono insostenibili e che dal memorandum hanno tratto vantaggio solo gli acquirenti esteri di asset greci».
Potrebbe cambiare tutto il concretizzarsi della proposta di taglio del debito, che sembra sostenuta anche dal Fondo Monetario Internazionale?
«Sempre che ci siano le condizioni per un accordo di questo tipo – e non mi sembra – per avere qualche effetto macroeconomico dovrebbe trattarsi di un taglio di notevoli proporzioni e dovrebbe esser pensato in modo da abbattere fin da subito l’ammontare dei rimborsi annui. In generale, comunque, la proposta presenta un limite logico che gli economisti ben conoscono: fino a quando i tassi d’interesse restano al di sopra dei tassi di crescita del reddito, tu puoi anche cancellare una parte del debito ma poi quello rischia di esplodere di nuovo. Per affrontare questo problema bisognerebbe orientare le politiche monetarie e fiscali verso l’obiettivo di far crescere il reddito al di sopra dei tassi d’interesse: ma nel quadro europeo questa semplice constatazione logica suona come un’eresia keynesiana e non verrà presa in considerazione».
Lei descrive una situazione molto critica ma alternative politiche non se ne vedono. Nonostante il sostegno dell’ex ministro Varoufakis, i fuoriusciti di Syriza sono rimasti fuori dal parlamento greco…
«Assieme a larga parte della sinistra europea, Tsipras ha contribuito ad alimentare la speranza che una vittoria in Grecia avrebbe creato condizioni favorevoli per cambiare la politica economica dell’Unione. Fin dal 2012 in tanti abbiamo segnalato che questa era un’illusione, che non teneva conto dei reali rapporti di forza interni al capitalismo europeo. I fuoriusciti di Syriza hanno sollevato apertamente questo enorme problema solo nelle ultime settimane, quando sapevano di esser già stati messi alla porta».
Forse – soprattutto – è mancato il fantomatico “piano B”, oggi auspicato anche dal nostrano Stefano Fassina, con il francese Mélenchon, già leader del Front de Gauche, e il tedesco Oskar Lafontaine, l’ex ministro delle finanze tedesco, fondatore della Linke. Mancano gli aspetti tecnici che lo rendano credibile. In cosa potrebbe consistere? Monete complementari, crediti fiscali…
Il “piano B” non è per nulla fantomatico, ormai fa parte persino dei documenti ufficiali dell’Eurogruppo. Il problema è che per il momento sul tappeto c’è solo la versione elaborata dal governo tedesco, favorevole ai creditori e con una chiara matrice di “destra”. A sinistra anche su questo tema vedo enormi ritardi. In caso di nuove crisi dell’eurozona sarebbe opportuno che anche da quelle parti maturasse un’idea su come gestire la situazione. Le opzioni sono tante, tra cui il rilancio della “clausola della valuta scarsa” tuttora presente nello statuto del Fondo monetario internazionale. [1]
Pur non essendo mai stato tenero con Tsipras, in un recente convegno alla Camera lei ha contestato l’appellativo “traditore” con cui gli oppositori lo additano, alludendo all’esito referendario. Perché?
«Perché ancora non sappiamo se Tsipras avesse un’alternativa credibile. Le analisi di cui disponiamo indicano che se il governo greco avesse deciso di uscire dall’euro e attuare un minimo di politica espansiva, per qualche anno il Paese avrebbe avuto bisogno di un finanziatore estero che lo aiutasse a coprire l’eccesso di importazioni sulle esportazioni. Quel finanziatore esisteva? Tsipras ha dichiarato che nessuno si è fatto avanti, mentre altri hanno affermato il contrario. Questo punto solleva rilevanti questioni economiche e geopolitiche: finché non verrà chiarito sarà difficile dare una valutazione definitiva sulle mosse del Premier greco».
La vittoria elettorale di Tsipras chiude definitivamente la controversia sull’uscita dall’euro, dibattito che ultimamente ha investito anche la sinistra europea?
«No. Le politiche europee non attenuano gli squilibri tra Paesi debitori e Paesi creditori dell’eurozona ma al contrario tendono ad accentuarli. Questa forbice ricade sui bilanci bancari e preannuncia nuove crisi, che non potranno esser gestite con le esigue risorse della neonata Unione bancaria europea. Il problema della insostenibilità della moneta unica resta dunque attuale. Se le forze di sinistra intendono restare al passo con i tempi farebbero bene a non dividersi e ad assumere un approccio laico alla questione, che conoscono poco e ancor meno controllano».
Salvo imprevisti Euclid Tsakalotos verrà confermato alla guida del ministero delle finanze greco. Se lei fosse al suo posto quali provvedimenti riterrebbe urgente attuare?
«Sono stato educato al realismo politico ma non sono al suo posto e non vorrei esserci. Ad ogni modo, se dovessi esprimere un parere sulla politica greca ventura, direi che le svendite di capitale pubblico e la riforma della contrattazione salariale rappresentano le “bestie nere” dell’accordo con i creditori. Piuttosto che attuare quelle, la priorità macroeconomica dovrebbe consistere nel preservare e rafforzare i controlli sui capitali e prepararsi comunque all’eventualità di una “Grexit”, riprendendo anche la ricerca di finanziatori esterni al memorandum europeo».

NOTE
[1] Nota della Redazione: 
«La cosiddetta “clausola della valuta scarsa” – originariamente avanzata da Keynes e in seguito immessa, sia pure depotenziata, nello statuto del Fondo Monetario Internazionale17 – e le cosiddette clausole sul “labour standard” – che da tempo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (oil) suggerisce di inserire negli accordi internazionali sul commercio18. Della clausola della valuta scarsa viene recepita la fondamentale lezione keynesiana secondo cui la crisi può essere scongiurata, e la pace tra le nazioni può esser garantita, solo se il peso dei riequilibri commerciali viene spostato dalle spalle dei paesi debitori a quelle dei paesi creditori, attraverso una espansione della domanda da parte di questi ultimi anziché una contrazione da parte dei primi». 

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Cito.

«Sono stato educato al realismo politico ma non sono al suo posto [di Tsakalotos] e non vorrei esserci.»

E qui capisci chi è veramente Emiliano Brancaccio e perché la sinistra è disastrosamente sconfitta.
L'intellettuale comunista ha seguito due strade: o ha tradito facendosi cooptare o ha fatto il pesce nel barile limitandosi a coltivare il proprio borghesissimo orticello della carriera accademica e/o della notorietà mediatica.

Brancaccio avrebbe i mezzi per essere il vero leader "carismatico" (in senso moderno) della sinistra ma gli manca il cuore, la generosità, la rabbia.
Piccola borghesia il cui motti araldici sono: "Primum mentulas tuas face, secundum idem" e/o "Socialis ascensum multo melius quam futuere".

Anonimo ha detto...

Comunque quello che volevo dire è che Brancaccio si sbaglia di grosso, la Grecia non crollerà né crollerà l'euro.
Emiliano si dimentica di considerare che le situazioni vanno esaminate nel loro contesto ossia, in buona sostanza, dal punto di vista di chi ha realmente il coltello dalla parte del manico. E' sbagliato quindi analizzare in astratto secondo criteri di scuola secondo i quali ovviamente il sistema UE sarebbe destinato al crollo in tempi abbastanza brevi, forse un annetto come dice Brancaccio.
La verità è che queste prescrizioni del memorandum imposto a Tsipras possono continuamente essere riviste e ammorbidite a patto che non lo si dica pubblicamente.
Finché la Grecia e l'Europa ce la faranno si proseguirà sulla strada del rigore ma se le cose dovessero peggiorare sarebbero immediatamente adottate delle contromisure espansive fermo restando che la narrazione resterà pienamente neo liberista e centrata sull'austerità.

Per di più:

1) il popolo dimostra di essere pronto a subire passivamente di tutto e di più per cui non vedo come sia possibile anche solamente ipotizzare il crollo del sistema UE

2) verso ottobre immagino verrà messo in atto un nuovo quantitative easing con conseguente fiammata di borsa il che contribuirà a raffreddare il dissenso (già non proprio in ebollizione, per usare un eufemismo)


Anonimo ha detto...

EMILIANO BRANCACCIO VIVE NEL QUARTIERE BARRA DI NAPOLI, ANONIMO PEZZO DI MERDA, ED E' FIGLIO E NIPOTE DI FAMIGLIE DI OPERAI E PARTIGIANI. TU ORA NON SAPRESTI DISTINGUERE BARRA DA POSILLIPO NEMMENO SE TI CI PORTASSI TIRANDOTI PER L'ORECCHIO. MA CHI CONOSCE UN POCO LA VITA SE NE ACCORGE IN UN ATTIMO CHE EMILIANO E' DI UN'ALTRA PASTA RISPETTO AI SECCHI DI IMMONDIZIA CHE SI ATTEGGIANO A LEADER DI QUESTO CAZZO SENZA ESSERE NIENT'ALTRO CHE DEI BORGHESI NARCI E INDIVIDUALISTI. DIRO' AL BRANKA CHE IN QUESTO SITO C'E' QUALCHE CAZZONE CHE CERCA DI DIPINGERLO COME UN PICCOLO BORGHESE DEL VOMERO. SPERO CHE VI FULMINI APPENA VI INCROCIA, COME SOLO LUI SA FARE. ANDATE VERAMENTE A LAVORARE, CHE LA POLITICA NON FA PER VOI. SE UN GIORNO SI CREANO LE CONDIZIONI PER FARLA, LA POLITICA, IL BRANKA SI METTERA' SILENZIOSO E DILIGENTE AL SERVIZIO DI UN PROGETTO COLLETTIVO. COME I COMUNISTI, SOLO LORO, SAPEVANO FARE.

Frank


Anonimo ha detto...

Anonimo, Brancaccio nel borghese orticello? non sai un cazzo e parli. Lo sai per esempio che vive in un quartiere di Napoli da cui, se ci entri tu, ne esci in mutande? E il popolo "subisce passivamente" perché ci sono quelli come te che senza avere nessuna nozione vorrebbero dettare la linea. Fai fare una passeggiatina alle tue meningi e non rompere le scatole a Brancaccio e a chi milita sul serio.

Moderatori, ma almeno le porche falsità sulla vita privata degli intellettuali di rango le sapete censurare? non sapete stare dentro la rete e volete uscire dall'euro. Per piacere.

Anonimo ha detto...

Lol...siete ridicoli. Che cazzo me ne frega di dove vive Brancaccio?
Io dico che oggi la sinistra non ha un leader e che senza leader siamo destinati alla sconfitta.
Chi è in grado di esserlo? Adesso come adesso solo Brancaccio il quale però dice sempre da tutte le parti che lui è un professore e non un politico.
Non è nato piccolo borghese? E allora ci è diventato.
Se si sveglia e assume la leadership non solo politica o intellettuale ma anche morale e ideale sarò il primo a seguirlo.
Se non lo fa si comporta come un piccolo borghese che pensa alla carriera.
Quindi se non lo avete capito, che vi vedo un po' in difficoltà nell'esprimevi, scrivo queste cose su Emiliano perché nutro per lui un'altissima considerazione. Ma finché LUI non si decide a mettere in atto le sue potenzialità rimarrà uno dei tanti maitres à penser ornamentali di cui abbonda la sinistra perfettamente inutili dal punto di vista politico.

Anonimo ha detto...

FRANCK

Ma allora non ci arrivi proprio.
Scrivi:

"IL BRANKA SI METTERA' SILENZIOSO E DILIGENTE AL SERVIZIO DI UN PROGETTO COLLETTIVO"

Non deve essere silenzioso e diligente capisci? Deve essere il leader che parla e fa un casino, non silenzioso. E non diligente perché deve siamo noi a dover essere diligenti sul SUO progetto e sulla sua leadership. Ma possibile che non vi entri in testa sta cosa?

SOLLEVAZIONE ha detto...

"PORCHE FALSITÀ"

L'anonimo delle ore 22:43 scrive:

"Moderatori, ma almeno le porche falsità sulla vita privata degli intellettuali di rango le sapete censurare? non sapete stare dentro la rete e volete uscire dall'euro. Per piacere".

La stima che abbiamo per Emiliano Brancaccio è nota.
Riteniamo tuttavia che le critiche a Brancaccio, se non sono "porcate", non debbano essere censurate. E quelle che esponeva il primo anonimo non ci sembra che lo fossero.
Certo, l'epiteto "borghesuccio" è deprecabile, ma IL PROBLEMA che a sinistra ci sono tante belle intelligenze che tuttavia non si gettano nella mischia, che "non si sporcano le mani", magari in attesa che la divina Provvidenza partorisca il nuovo partito... è un grande problema.
C'è chi è d'accordo che di questi tempi sia più igenico non "gettarsi nella mischia" e chi considera questo atteggiamento come prova d'ignavia.


Anonimo ha detto...

Redazione, sono l'anonimo incriminato.

L'ho scritto e lo ripeto in maiuscolo. HO LA MASSIMA STIMA PER BRANCACCIO E LA PROVA E' CHE LO IMMAGINO COME L'UNICO E SOLO LEADER POSSIBILE DELLA SINISTRA.

Fatto sta che Emiliano anche se molti lo hanno sollecitato e continuano a farlo resta nella sua nicchietta accademica.
E' una scelta sbagliata che disapprovo con forza.
Per questo lo chiamo "borghesuccio"; non so nulla di lui ma quel restare al margine senza mettersi in gioco è appunto l'epitome del comportamento del piccolo borghesuccio.
Il giorno che si incazzerà se scenderà in campo sarò il primo a seguirlo.

Anonimo ha detto...


Mah... a parte gli epiteti "borghesuccio" che sono veramente malposti, ma secondo me qui il Branka sta prendendo una posizione politica: che lui si rifiuterebbe di fare parte di un governo che sarà costretto ad applicare il memorandum. Mi sembra molto logico, al limite dell'ovvio. Persino Varoufakis (che scientificamente secondo me non vale la metà di Brancaccio) ha avuto la stessa posizione. Se siete alla ricerca di "un uomo per tutte le stagioni" penso che facciate proprio male a puntare su Brancaccio, che ha dimostrato di non avere nessuna intenzione di diventarlo. E meno male.

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