lunedì 11 giugno 2012

LANDINI: CHE PENA! (2)

Tutti presenti alla convocazione della Fiom

Errare è umano, perseverare diabolico

di Piemme


Non mi aspettavo che il pezzo Il gruppo dirigente della Fiom e la crisi dell'euro, pubblicato martedì scorso suscitasse tanti commenti. Per lo più polemici. Si vede che ho toccato un nervo scoperto.
Riportavo il fatto che alla trasmissione di Lerner dedicata alla crisi dell'euro e con in studio l'economista Paolo Savona —che sosteneva con argomenti ineccepibili (da liberal o liberal-socialista) che la moneta unica è stato un fiasco e che tanto vale prepararsi ad abbandonarla—, Landini a pressanti domande su cose ne pensasse dell'euro, è stato penosamente reticente e alla fine se ne è uscito con la frase fatta... "ci vuole più Europa" (sic!).


Mi ha colpito un commentatore che ha detto che davanti a Landini dovrei togliermi il cappello, che non ho titolo per criticare un sindacalista che ha cominciato a lavorare in fabbrica a 15 anni; e che solo il paragone con intellettuali liberali (più ferrati in materia economica e monetaria) era oltraggioso.


L'occasione per tornare sull'argomento mi è fornita dalla trasmissione della Annunziata In 1/2 ora,  andata in onda ieri, domenica 10 giugno. In studio Maurizio Landini e, in collegamento da Londra, Loretta Napoleoni. Come c'era da aspettarsi l'Annunziata, ha posto la domanda sulla questione di cui tutto il mondo discute: che fine farà l'euro? E cosa è meglio, star dentro o andare fuori?


La Napoleoni ha ribadito la sua posizione: che l'euro è destinato a perire e che sarebbe  bene, di due euro, farne due (uno della zona marco e il secondo che metta assieme i cosiddetti "periferici", Francia compresa) e, nel caso questo non fosse possibile, meglio tornare alla lira. Quindi tocca al Landini il quale, senza fare una piega, premettendo che non è un economista, dice di dissentire "assolutamente" dalla Napoleoni, che l'euro non è in discussione e finisce per ripetere il mantra: “Semmai ci vuole più Europa".


Ora non vi rifaccio il predicozzo, ma insisto nel ritenere non solo scandalosa questa posizione di correità con e sudditanza verso tutto il grande e decomposto capitalismo —che sull'altare dell'euro conduce la sua guerra sociale e che è concausa della catastrofe che subisce il popolo lavoratore; ritengo intollerabile (e mi ripeto: intollerabile) che non un qualsiasi militante sindacale di base, ma uno dei massimi dirigenti sindacali farfugli quattro stupidaggini su un tema tanto importante come l'euro contribuendo a fare confusione invece di aiutare i lavoratori a capire che il dogma dell'euro è una pistola puntata alle loro tempia.


Rispetto Landini per il coraggio con cui conduce la resistenza FIOM, ma questo coraggio  non può giustificare alcun pressapochismo per quanto attiene alla funzione della moneta unica nella crisi sociale ad al peso che questa per la vita e i diritti de i lavoratori. Il fatto è che Landini, con supponenza, pensa che non sia un suo dovere acquisire competenza in materia, perché lui dice... non sono un economista. Ma non scherziamo per favore. Ve lo figurate un Di Vittorio, un Lama, o anche un Trentin rispondere tanto alla leggera?


Ma il problema non è l'ignoranza presunta in teoria economica. Io sospetto che questa "ingoranza" sia un paravento. Il problema è che Landini dice quel che dice perché fa parte della famiglia di questa sinistra sbandata, che anche lui è un genuflesso ai piedi del totem eurista.


Una prova l'abbiamo avuta sabato 9, in occasione della kermesse promossa dalla FIOM, e alla quale erano presenti tutti, e solo loro, i massimi dirigenti dello schieramento di sinistra: Bersani, Di Pietro, Vendola, Ferrero e addirittura la cariatide Diliberto.


La Fiom si mette in proprio e fa un suo partito? Landini smentisce e spiega:
«E' finito il tempo delle deleghe in bianco, noi ci rivolgiamo alle forze politiche per l'alternativa, ma non solo a loro, perché c'è una domanda di partecipazione di cui bisogna tener conto. Ci aspettiamo di essere ascoltati, vedremo le risposte e valuteremo. Adesso si avvii una fase costituente in cui ci si mette tutti in gioco in cui si mettono le persone in condizioni di scegliere» [Il manifesto del 9 giugno]

Avete capito bene. Il Pd invitato in pompa magna perché considerato "forza politica per l'alternativa". Ed è col Pd che Landini ritiene si possa aprire una "fase costituente" per la sinistra. 

Ecco spiegato dunque l'arcano, la vera ragione, tutta strumentale, per cui il Landini difende l'euro, il simbolo stesso dell'europa oligarchica e tecnocratica, l'emblema del pensiero economico liberista. Perché, essendo dello stesso lignaggio dei portaparola dei partiti della diaspora del defunto Pci-Pds, facendo parte della stessa famiglia dei paladini di due governi Prodi, volendo restare in quel perimetro, è obbligato, con la scusa di abbracciare l'ideale europeista (in realtà eurista),  a rispettarne il culto fondativo, quello dell'euro — e per questo non solo si può pure passare sopra al fatto che il Pd sia il principale baluardo del governo Monti-Napolitano (quest'ultimo avente medesima discendenza), ma si ingannino i lavoratori accreditando l'idea che il Pd sia una .... "forza politica per l'alternativa"










14 commenti:

Anonimo ha detto...

E' quello che succede a dar credito politico ad un sindacalista, o ad un comico, o ad un mafioso. Quando gli USA diedero credito politico ad un attore di Holliwood fu l'inizio della fine dell'impero, e lo schema di Ponzi sulla moneta divenne inarrestabile. Si dirà che sono tutti burattini, o maggiordomi, od utili cretini come il "grande economista della Bocconi", vero, però sono il sintomo di una realtà sociale che non sa più esprimere la propria autenticità. Non è facile raccogliere i cocci di un impero morente, quello al quale "apparteniamo" come sudditi di periferia. Però è anche vero che non è più tempo di imperi, e guai se al nostro si sostituisse un altro impero nascente, un grande oriente ad esempio, sarebbe la fine dell'umanità, per quanto saggi possano essere all'interno di una logica imperiale. Landini non ce l'ha fatta, non è all'altezza, non ha più nulla a che vedere con un Cremaschi, tanto per fare un esempio. Diamogli pure le attenuanti generiche, come sopra, a livello umano, ma è ovvio che non sia questo il punto, quanto piuttosto la realtà sociale sottostante. Eppure le premesse evolutive ci sarebbero tutte, forse più nel nostro paese che altrove. Ma evidentemente l'alternativa è tutta da costruire dopo che si è rotto il matrix che ci contiene ancora.

Alberto Conti

Anonimo ha detto...

Ma ti rendi conto che stai sbarellando?

Scrivi testualmente:


"Mi ha colpito un commentatore che ha detto che davanti a Landini dovrei togliermi il cappello, che non ho titolo per criticare un sindacalista che ha cominciato a lavorare in fabbrica a 15 anni; e che solo il paragone con intellettuali liberali (più ferrati in materia economica e monetaria) era oltraggioso."

Sono molto contento così i lettori andranno a verificare nei commenti del primo post intitolato "Landini Che Pena" e vedranno chi sei.
Perché io NON HO DETTO MINIMAMENTE nessuna delle tre cose che hai scritto.

A) NON HO DETTO che dovresti toglierti il cappello ma CHE IO MI LEVO IL CAPPELLO di fronte a uno che ha cominciato a lavorare a 15 anni.
Pinocchietto furbetto.

B) NON HO MAI DETTO CHE NON HAI TITOLO PER CRITICARE LANDINI. Come è ovvio chiunque è criticabile e chiunque ha il diritto di criticare chiunque, anche tu; sarebbe però auspicabile che tu riesca a farlo, almeno una volta, limitandoti alle questioni di merito senza uscirtene con paragoni ad mentulam canis.


C) NON HO MAI DETTO CHE IL PARAGONE CON GLI INTELLETTUALI LIBERALI SAREBBE OLTRAGGIOSO.
Ho detto invece testualmente che era un accostamento goffo e senza senso; ho aggiunto, per infierire, che era un atteggiamento balzacchiano e proustiano, paragonando quelli che criticano un Landini (sindacalista di gavetta e non intellettuale) dicendo che "è al di sotto degli intellettuali liberali", a delle Madame Verdurin a scartamento ridotto. NON HO MAI DETTO CHE FOSSE UN PARAGONE OLTRAGGIOSO, MA PIUTTOSTO STUPIDO E RIDICOLO. Anche patetico, se si vuole.

Ora tu sei venuto qui a distorcere quello che ho scritto perché ti rode...ti sembra un comportamento da comunista? Io dico che è un comportamento da qualcos' altro, và...e meno male che chi legge può andare a verificare se ho mai detto quello che mi attribuisci o se te lo sei aggiustato come ti pare.

PER QUELLO CHE RIGUARDA LANDINI: ho aggiunto che a me personalmente di Landini non me ne frega niente (ed è criticabilissimo ovviamente, come tutti gli altri), che come sindacalista "fa quello solo quello che può" il che non è granché; che casomai il biasimo dovrebbe essere rivolto agli intellettuali di sinistra che se ne stanno arroccati nelle loro cattedre o nei loro blog...etc

Brrr...la disinformatia...questo è il mio ultimo post su questo blog, restate fra voi che se vi frequento ancora un po' rischierei di votare UDC. Scherzo, però siete davvero pazzeschi, non me lo immaginavo fino a questo punto.

Anonimo ha detto...

Questo qui sopra mi pare matto....

Anonimo ha detto...

Non è matto, ci fa.
Nel merito non risponde. Nulla dice ad esempio della rimpatriata dei prodiani organizzata dalla Fiom (che è il succo dell'articolo). Sposta il discorso, astiosamente, da un'altra parte. E poi, piccato, dice che smette di seguire questo blog. E ce ne fossero di blog come questo!

Anonimo ha detto...

Pardon devo smentirmi, scusate ma va detto (sono sempre io).

Ricito il Piemme:

"Ecco spiegato dunque l'arcano, la vera ragione, tutta strumentale, per cui il Landini difende l'euro, il simbolo stesso dell'europa oligarchica e tecnocratica, l'emblema del pensiero economico liberista."

Ecco, questa è una critica sul merito.
Ora però chi fa (o chi come me ha fatto anche solo per un certo periodo) il lavoratore dipendente sa benissimo quali sono le prassi sindacali in Italia.

1)I sindacalisti sono mediamente dei signori con un livello culturale bassissimo, bravi maneggioni ma certo non teorici raffinati

2)Esistono delle connivenze indicibili, vergognose eppure indispensabili, fra azienda e sindacato (fino a un certo punto sono anche necessarie ma in Italia per lo più si va oltre l' ammissibile...)

3)Questo succede perché la stragrande parte dei lavoratori tende a vedere il sindacato come un' agenzia che intercede presso l' azienda per la concessione di favori o per la risoluzione pacifica di controversie; e viceversa il sindacato si propone come "mediatore".
Tanto per fare un esempio: quando avevo appena cominciato a fare quel lavoro dipendente a cui ho accennato, ero in attesa di sostenere un certo esamino ministeriale molto importante (ma facilissimo anche se molti si intimorivano un po') per ottenere una speciale certificazione; un giorno mi si avvicina una collega che era una sindacalista di un certo sindacato di sinistra molto famoso e mi dice: "Senti ma sei già iscritto al sindacato? No? Allora guarda che se vieni a iscriverti da me noi ti facciamo passare l' esame senza problemi".

Allora: è colpa dei sindacalisti che sono dei furbacchioni? O è colpa dei lavoratori che nella stragrande maggioranza pensano solamente "io speriamo che me la cavo" e non hanno nessuna coscienza di categoria, se non a chiacchiere? E' colpa dell' azienda che "blandisce" i sindacalisti?

No Piemme, la colpa è di quelli che negano questo stato di cose e di quelli che fanno finta di non rendersi conto che quella "stragrande maggioranza di lavoratori" che tirano a campare in realtà non ha scelta. Essere di classe subalterna significa proprio quello e "meravigliarsi" che un signore onesto e coraggioso come Landini pensi di riuscire a salvare almeno in parte la propria categoria alleandosi con la vecchia politica dei partiti di regime è un' ingenuità; perché Landini non può fare altro e non può "pensare" altro.

Quelli che sono da biasimare invece sono gli intellettuali di sinistra che si rifiutano di fare politica, perché oggi le classi lavoratrici non avranno la minima speranza non dico di vincere, ma di poter "pensare" di lottare, se non ci sarà l' appoggio volontario degli intellettuali che sono gli unici in grado di confrontarsi con il potere sul piano delle conoscenze e della progettualità.

E' a loro che bisognerebbe dare la sveglia, non ai Landini, visto che preferiscono restare elegantemente in bilico un po' qui un po' là, senza mai sbilanciarsi, secondo me starnazzando a sinistra per essere, (con discrezione) cooptati a destra.

Sai come diceva il presidente o forse il fondatore del Partito Popolare brasiliano? Te la traduco anche se in originale suona più icastica: Il potere è come un violino, si prende con la sinistra e si suona con la destra. Evidentemente anche per la celebrità accademica funziona così.

Vecchia Talpa ha detto...

La questione è , secondo me, mal posta e si guarda al fenomeno e non alla causa. Il problema va ricercata non nella moneta, ma nella politica che sta dietro quella moneta. La questione non è Euro si Euro no, ma se l'Europa deve essere governata da una politica neo liberista o no! Una volta risolta questa "questioncella" , ne deriva se far seguito una moneta unica o divisa, se un unico governo federalista a base e su volontà di tutti i lavoratori europei e via di qusto passo. Ci indicano la Luna e noi si ostiniamo a guardar il dito.

Lorenzo ha detto...

@ Anonimo:

Bravo, finalmente hai scritto qualcosa di sensato. Bella e realistica l’analisi dei comportamenti di Landini & C.

Tuttavia così facendo ti sei risposto da solo sul discorso degl’intellettuali di sinistra. I quali sono lavoratori dipendenti né più né meno di te e del rimanente gregge tutelato da Landini. E operano sulla base degli stessi moventi.

Tanto più che le facoltà umanistiche vengono ormai affamate dal governo, messe davanti alla scelta di estinguersi o di trasformarsi in think-tanks al servizio di chi paga loro gli stipendi. E per quale motivo i dipendendi accademici dovrebbero "tirare a campare" meno degli altri?

Così hai capito anche il motivo della superiorità degl’intellettuali di destra. I quali starnazzano e razzolano tutto dalla stessa parte laddove i sinistri starnazzano a sinistra ma devono poi legittimare la dittatura dell’alta finanza e lo smantellamento dei diritti del lavoro, fra raffazzonamenti e inciampi concettuali che definire ciclopici è dir poco. Ed ecco che mentre un Tremonti, fra menzogne e coperture varie, ha il coraggio di denunziare chiaramente la radice dell’attuale sfacelo, cioè la globalizzazione voluta dai poteri forti, a sinistra è tutto un sostegno alla dittatura europea dell’alta finanza. E anche là dove questa viene messa in discussione, come avviene su questo blog, l’introiezione del grimaldello concettuale usato dal capitale per asservire l’ex-sinistra, cioè i diritti degli extracomunitari, impedisce l’inquadramento della critica alla UE in una seria critica della globalizzazione.

Concludo accennando che l’assenza di alternative da parte delle classi subalterne di cui parli è un parto della tua invenzione. Se si ribellavano i lavoratori ottocenteschi affrontando licenziamenti, miseria e scontri armati colla polizia, figuriamoci se non potrebbero lottare i dipendenti odierni, ai quali infine basterebbe votare partiti delle estreme per scardinare la macrostabilità del sistema. La verità è che nel giro di sessant’anni benessere, consumismo e demoplutocrazia, come era già accaduto duemilacinquecento anni fa in Grecia, hanno devastato radici di civiltà millennarie e ridotto le società occidentali ad aggregati atomistici di amebe interessate solo a campare senza problemi e zepparsi soldi in tasca.

E quindi la colpa è proprio e anche dei sindacalisti che sono dei furbacchioni, dei lavoratori che nella stragrande maggioranza pensano solamente "io speriamo che me la cavo" e non hanno nessuna coscienza di categoria, se non a chiacchiere, e delle aziende che "blandiscono" i sindacalisti e delocalizzano per rubare meglio. Senza volerlo ci hai azzeccato.

SOLLEVAZIONE ha detto...

caro Zag(c)
sei tra coloro, sempre meno, a dire la verità, che si ostinano a (1) non vedere che l'introduzione dell'euro è stata una colossale fregatura (rapina sociale) per il popolo lavoratore; (2) che l'euro non è un "dito", un orpello, ma l'architrave stesso (liberista-monetarista) dell'Unione europea.
Sul piano della dottrina commetti, ma anche qui, non sei solo, il gravissimo errore di non capire che chi detiene la sovranità monetaria non solo (1) decide la quantità di moneta da far circolare, ma (2) stabilisce i tassi d'interesse e (3) decide dei rapporti di cambio con la altre valute.
Queste tre "bazzecole" significano in poche parole come indirizzare la politica macro-economica di un paese.
Un teorema, se sono sbagliate le premesse, è fasullo. Come l'idea che i popoli europei possano strappare la sovranità agli eurocrati e impossessarsi della Bce, di Strasburgo e di Bruxelles.
Già è difficile in un singolo paese cambiare l'ordine di cose esistenti, figuriamoci cambiarle in tutti e 17 i paesi dell'eurozona.
la nostra proposta di una sollevazione per mezzo dellq auel il popolo lavoratore riconquisti la sua sovranità, è già ardua, la tua è una fantastica utopia.

Anonimo ha detto...

Lorenzo

Almeno tu leggi, meno male. Forse avevo detto qualcosa di sensato anche prima ma lasciamo perdere (poi io ero lavoratore dipendente, oggi non più).

Per quanto riguarda le lotte dei lavoratori ottocenteschi la mia opinione è che purtroppo in realtà non è successo niente, ossia quelle lotte (che erano veramente eroiche) hanno funzionato solo ed esclusivamente perché nel frattempo la politica coloniale dei paesi occidentali aveva spostato una buona parte del sistema di sfruttamento all' estero. Poi c' è stato il periodo della guerra fredda in cui per evitare passaggi "dall' altra parte" sono state fatte delle grandi concessioni sul piano del welfare e delle condizioni di lavoro.
Oggi il colonialismo è sostanzialmente impossibile nei termini ottocenteschi anche perché di mondo disponibile non ce n' è più, la guerra fredda è finita e mi pare che dal punto di vista dei rapporti di lavoro, dei rapporti sociali, della coscienza di classe e delle ingiustizie e disuguaglianze nella redistribuzione della ricchezza stiamo rapidamente tornando indietro a botte di dieci anni ogni uno (più o meno, eh?).

Il problema degli intellettuali che fanno parte del gregge stipendiato e irregimentato è appunto la chiave della questione: a mio parere oggi un movimento che parta esclusivamente dal basso è impossibile perché il livello di competenze, di potere e di controllo della classe dominante è irraggiungibile per le masse. Gli intellettuali sono gli unici che possono confrontarsi almeno su alcuni di questi piani con il potere e quindi o si riesce a cooptarne alcuni o non si va da nessuna parte. Cooptarli significa per esempio quello che sta succedendo a Parma con la Napoleoni (e vediamo come va a finire) ma significa anche sostenere economicamente lo sforzo di chi dovrebbe dedicare il suo lavoro a una causa ideale. I movimenti devono tassarsi (parlo sempre di mie opinioni personali) per avvalersi del contributo di chi li può mettere sullo stesso piano del potere in un ottica di crescita intellettuale di tutte le classi subalterne. Ce ne sono tantissimi di alto livello e ancora pieni di ideali ma sapete benissimo che il percorso è sempre quello ossia si parte da sinistra duri e puri, ci si scoccia perché è difficilissimo farsi seguire sul piano tecnico dalle masse che sono prese da problemi materiali che l' intellettuale capisce razionalmente ma non emotivamente e si finisce fatalisticamente e a volte cinicamente a destra.

Poi sul fatto che io "ci avrei preso senza volerlo" magari ti sbagli un pochino; certo tu sei uno che almeno si legge quello che uno scrive ma in generale dovreste capire che se qualcuno viene a portare delle critiche non vuol dire che sia necessariamente un provocatore, un matto e via dicendo (non c' è problema naturalmente).
Questo è un atteggiamento da destra pasticciona non da comunista. Mi ricordo un bellissimo libro di Maurice Godelier, un antropologo marxista, che in un suo libro a un certo punto diceva (cito a memoria): un marxista di fronte a delle obiezioni le analizza come se fosse pronto a dargli ragione.

Lorenzo ha detto...

@ anonimo

Anzitutto io non sono un frequentatore ‘organico’ di questo blog. Sono un cane sciolto e se proprio dovessi classificarmi mi definirei uno spirito libero e un nazibolscevico alla Ernst Jünger.

Ciò non mi impedisce di condividere la bella frase che citi in chiusura, che prima di Godelier era stata enunziata da Nietzsche.

Sono d’accordo sul fatto che il continuo accrescimento della complessità delle problematiche politico-economiche giochi un ruolo nell’apatia delle masse. Per il resto non condivido la tua visione. Movimenti che partano veramente dal basso non ce ne sono e non ce ne possono essere: ogni impulso parte da un’élite. Le masse attuali, ridotte a gregge di consumatori con il cervello sostituito da uno spot pubblicitario, non si confrontano coll’ideologia del regime non tanto perché non ne abbiano gli strumenti, ma perché completamente disinteressate a qualsiasi attività diversa dal consumare e tirarsela nei modi più stucchevoli. L’intero loro mondo cognitivo è riassunto nelle poche immagini che i media di regime riescono ad imprimere nelle loro teste grazie alla tendenziosità dei programmi e all’ossessiva ripetitività dei contenuti veicolati.

La tua speranza in una crescita intellettuale delle classi subalterni è quantomeno ingenua. Per quanto poi riguarda il versante degl’intellettuali, ce ne sono magari tanti disposti ad impegnarsi nel tuo senso, ma i meccanismi di cooptazione del regime garantiscono che raramente abbiano la possibilità di farsi ascoltare. Se il loro numero quintuplicasse non avrebbero molto più ascolto di adesso, né la canaglia farebbe più caso ai loro argomenti.

Infine non ho la competenza per valutare le tue tradizionali tesi sinistrorse sull’imperialismo come strumento del capitalismo, funzionale a spostare le sue contraddizioni verso la periferia, ma tendo a dubitarne fortemente. I due compromessi socialdemocratici – quello anteriore alla prima e quello successivo alla seconda guerra mondiale – furono dovuti al fatto che le masse europee non erano ancora inebetite dal benessere, dal consumismo e dall’esposizione al medium televisivo, e quindi erano pronte a lottare – in condizioni enormemente meno favorevoli rispetto alle attuali – per i propri interessi. Il dato antropologico è decisivo.

Anonimo ha detto...

Lorenzo

Cito:

"Movimenti che partano veramente dal basso non ce ne sono e non ce ne possono essere: ogni impulso parte da un’élite"

Veramente è proprio quello che stavo dicendo, in fondo Marx era un filosofo, Engels un ricco signore e anche la rivoluzione francese è nata per il contributo non solo degli intellettuali ma della stessa nobiltà.

Le masse erano disposte a lottare perché il comunismo agiva sui due punti fondamentali:

1) Rendeva il popolo orgoglioso del suo status (ma in maniera non molto chiara secondo me e infatti la coscienza di classe si è dissolta appena raggiunto un relativo benessere)

2) Ma soprattutto, e questo è il punto chiave, non offriva solo prospettive ma una vera e propria "profezia". La profezia è l' elemento cardine di qualsiasi lotta e basterebbe pensare agli ebrei, agli sciiti ma se vai a vedere bene vale praticamente per tutti i gruppi.

Quindi o oggi cerchiamo di cooptare gli intellettuali, gli imprenditori, i membri dell' élite per indicare un orizzonte ideale e progettuale che dia senso al "sacrificio" per la lotta in comune o questa crisi sarà l' ennesima e forse l' ultima occasione persa. Speranza o non speranza secondo me questa è l' unica via.

Per quanto riguarda l' imperialismo che sposta le sue contraddizioni non si tratta di una tesi sinistrorsa ma precisamente del piano seguito dai colonialisti; non c' è nemmeno troppo bisogno di studiare storia, ho viaggiato in tutto il mondo per anni e chi impara a conoscere bene il Sudamerica e l'Africa se ne rende conto abbastanza presto.

Comunque sono discorsi prima che propedeutici, ma fino ad adesso leggo solo di intenzioni e non di progetti. Terreno fertile per le destre fasciste e naziste altro che comunisti, ma questo sembra che lo pensi solo io.

Lorenzo ha detto...

@ anonimo

Il mito palingenetico è fondaamento di qualsiasi mobilitazione di massa, ma colle masse di oggi non c'è da sperare che facciano presa pregiudizi aggregativi di qualsiasi tipo, e se una speranza ci fosse sarebbe necessario disporre del controllo dei media per coltivarla.

Per questo io credo che una rigenerazione possa nascere solo dalla guerra e dalla disperazione. Nulla è più efficace del terrore e della sofferenza per spezzare la crosta di edonismo e tranquillosità che paralizza le masse occidentali. A un bambino che si trova davanti i cadaveri mutilati dei genitori passa immediatamente la voglia di andare a scuola collo zainetto firmato, e c'è da sperare che il trauma ne faccia un adulto determinato e crudele.

Per finire, nazismo e fascismo erano religioni di massa nutrite di miti apocalittici quanto il comunismo, e vengono snobbati dalle masse odierne per gli stessi motivi.

Un saluto e grazie per la discussione.

Anonimo ha detto...

Lorenzo

Ma allora sei un esteta...

Saluti

Anonimo ha detto...

I movimenti che sorgono dal basso non sono più fattibili oggigiorno?
le basi su chui emettete la sentenza sono fragili.
State attenti che vale il proverbio russo per cui, chi è seppellito ancora in vita, è destinato a vivere a lungo.
Io sto alla storia: le contraddizioni sociali, quando diventano acute, quando non sono riassorbibili dal sistema, partoriscono esplosioni sociali.
Non sarà che siete caduti nella trappola che la "storia è finita"?
Avanti MPL!!

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