domenica 16 ottobre 2011

15 OTTOBRE: TANTO TUONÒ CHE PIOVVE


P.zza S. Giovanni: famigerato Black blok in azione
Non c’è nulla da condannare
... o quasi


di Sollevazione
  
Abbiamo ieri partecipato alla immensa manifestazione. Eravamo interni al grandissimo spezzone «Noi il debito non lo paghiamo», costituitosi il 1 ottobre scorso. Avremmo dovuto essere a ridosso della testa del corteo. L’enorme partecipazione di popolo ha fatto tuttavia saltare ogni ordine di posizionamento, relegandoci molto indietro. Non abbiamo dunque partecipato alla rivolta di strada. Ciò che non ci impedisce, non solo di comprenderla, ma per certi versi, di abbracciarla, in barba a tutta la retorica condannista dei “teppisti”, dei “provocatori”, dei “violenti”.


Chi di noi ha visto scorrere, dall’inizio alla fine, il fiume umano d’indignazione, con tutti i suoi molteplici rivoli, racconta di un movimento potente in ampiezza, sorprendente per il livello di coscienza. Parla di una moltitudine “anonima  e tremenda”, uscita improvvisamente dalle catacambe in cui era stata cacciata dal sistema. Una gioventù che avverte non solo che questa crisi economica segna uno storico passaggio epocale, ma che da essa se ne esce soltanto con una sollevazione popolare che spazzi via non solo e non tanto la casta politica, ma le oligarchie finanziarie di cui questa casta è solo comitato d’affari. Dall’astratto grido “Noi la crisi non la paghiamo” al ben più esplicito e politico “Noi il debito non lo paghiamo”. Non fosse che per questo il «blocco del 1 ottobre» è quello che meglio incarna un vastissimo comune sentire, molto, molto di più dei veri e propri promotori della manifestazione, attestatisi sullo slogan mellifluo «Cambiamo l’Europa per cambiare l’Italia». Incarna, ma non rappresenta, che nessuno per ora può pretendere di rappresentare.

Poiché questo iato colpiva anzitutto della giornata di ieri: la diffusa, radicale consapevolezza che solo sollevandoci si può cambiare il corso delle cose, da una parte e, dall’altra che essa non si rappresenta, né vuole essere politicamente rappresentata da formazioni politiche, anche extra-istituzionali prigioniere del loro moderatismo politicista. I morti hanno tentato, fallendo, di allungare le mani sui vivi, e questo è un bene. Un male, un male grande, è che l’immensa manifestazione, causa gli scontri, si sia dispersa e abbia fatto addirittura dietro-front. Una vera e propria rotta disordinata.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso

Questo dietro-front su Piramide, attesta, due cose. La prima è la grave impreparazione organizzativa dei promotori, che non sono stati minimamente in grado di far sì che il corteo serrasse i ranghi e raggiungesse Piazza S. Giovanni —che nelle condizioni date era a quel punto la cosa da fare. Ma questo fallimento organizzativo dipendeva a sua volta da un dato tutto politico, dalla grave sottovalutazione dei promotori della diffusa rabbia giovanile che da mesi andava montando e che non era difficile si sarebbe riversata nella manifestazione. Un segno che chi ha promosso la manifestazione, prigioniero di mediazioni politiche e tatticismi, ha perso il contatto, se non con la realtà, con le zone di conflitto, con le aree sociali di massa del precariato giovanile.

Ora è facile prendersela coi “teppisti”, gli “anarchici”, i “violenti”, ma se certe aree politiche, pur minoritarie, hanno potuto dettare il ritmo delle danze (anche in maniere esecrabili) e prendere ad un certo punto la testa del corteo per andare a prendersi Piazza S. Giovanni, incarnando quindi esse la pulsione sovversiva della gioventù precaria , è perché altri hanno rifiutato deliberatamente di incontrarla, di dargli voce, tra l’altro accettando un percorso del corteo che alcuni hanno definito “funebre”, altri imposto dal potere. Non si fanno le pentole dimenticando di fare i coperchi. Non si può osannare PiazzaTahrir e le primavere arabe, sostenere la legittimità le rivolte di piazza in ogni dove, e poi pensare che a Roma sarebbe finito tutto a tarallucci e vino. Di nuovo: ma in che mondo vivono quelli che hanno organizzato la manifestazione? Davvero pensavano che tutto sarebbe finito in una pacifica sfilata?

Lo spartiacque

Piaccia o no col 15 ottobre inizia un nuovo ciclo, sociale e politico. Il segnale potente che è arrivato è che dentro questa crisi sistemica, pur in forme spinose, si va delineando un’area sociale di insorgenza, di ribellione indomabile, che rifiuta di essere rappresentata e canalizzata dai partiti e dai sindacati tradizionali. Una fiamma che non sarà spenta nel pantano della sinistra istituzionalizzata. Questo segnale era evidentissimo ieri, prima ancora che scoppiasse la guerriglia.

E’ inevitabile, nell’ordine delle cose, che questa insorgenza, prima o poi tenderà a rappresentarsi, a modo suo. Guai a coloro che tenteranno di coartare il nuovo nel vecchio. Nonostante oggi il fronte unito dei condannisti strilli più forte, il messaggio che è arrivato a milioni di Italiani, è che sono finiti i tempi dell’assoggettamento, della paura e della pavidità. La crisi economica aveva suonato la sirena dell’allarme, il 15 ottobre le trombe della riscossa. Indietro non si può più tornare. La giornata di ieri è un punto di partenza, esattamente come tutti ci auguravamo, solo che partiamo da un punto più avanzato di quanto ci si poteva aspettare.

Adesso si torna nelle città, a costruire il movimento di massa, a renderlo forte, a radicarlo nel tessuto sociale. I condannisti, spaventati, si tireranno indietro, proveranno ad alzare una barriera tra “buoni” e “cattivi”. Occorre impedirlo, ad ogni costo. Occorre tenere tutti dentro questo nuovo movimento, e se qualche pezzo si perderà per strada, che si abbandoni la zavorra dei ceti politici, che non pensano alla sollevazione sociale, ma alle prossime elezioni per raccattare qualche strapuntino in un Parlamento che rappresenta soltanto le classi dominanti, coi suoi ammennicoli e cortigiani.

Che quella all’orizzonte sia una rivoluzione democratica e una sollevazione non-violenta non dipende solo da chi la fa, ma da chi vuole ostacolarla. Vogliamo cambiare il paese con le buone, ma siamo condannati ad essere realisti. Se il sistema userà le cattive maniere, non restano che due strade: o arrendersi, vanificando tutto e lasciare le cose come stanno, anzi molto peggio, o avanzare ad ogni costo.

23 commenti:

Anonimo ha detto...

hasta la victoria siempre!!! patria o muerte venceremos!!!

Anonimo ha detto...

"Adesso si torna nelle città, a costruire il movimento di massa, a renderlo forte, a radicarlo nel tessuto sociale":
questo lavoro politico indispensabile, continuo, poco eclatante e poco mediatico,
si dà per sottinteso che lo faranno le stesse persone di quelle "aree politiche, pur minoritarie" che "hanno potuto dettare il ritmo delle danze"?
Perché indubbiamente quelle aree sono politiche, ma che conoscano il lavoro politico ed accettino di farlo, personalmente ho dei dubbi (fondati su "inizi di nuovi cicli" precedenti: senza andare troppo indietro nel tempo, il 14 Dicembre 2010).
Oppure si dovrà contare sulle (solite) forze di chi è militante non solo per/negli scontri di piazza, ma ogni giorno, nei luoghi in cui vive e lavora?

Nicoletta

la congiura degli eguali ha detto...

a proposito di violenza: gli analisti cortigiani di regime, i mezzobusti di tutti i tg, tutti di regime, gridano alla esacrazione, ma non si sforzano minimamente di andare a trovare la causa, che ha partorito la violenza di ieri; e anche se volessero farlo verrebbero licenziati in tronco, democraticamente ma in tronco; nessuna esacrazione mediatica a reti unificate viene mai espressa per le migliaia di morti sul lavoro che ogni anno funestano l'italia; a essere troncate sono la vita e le esistenze di tanti poveri cristi, condannati sin dalla nascita ad esser sfrutatti dalle magnifiche sorti progressivce del capitalismo; e che dire della violenza che subiscono le nuove generazioni private del loro presente e del loro futuro?; una violenza programmata per ingrassare i banchieri e riempire i loro forzieri; una violenza che rende assolutamente schiavi; hanno fatto però male i calcoli gli squali del futuro delle nuove generazioni; non hanno messo nel conto che quando la pressione supera di molto il livello di guardia, come dentro le viscere di un vulcano, è inevitabile l'esplosione; qundi la si smetta di cantare il de profundis di questo vasto e poderoso movimento di lotta; è istruttivo l'assalto frontale, che nel manifesto di oggi, sta subendo valentino parlato, per il semplice fatto che vuole che si analizzi scientificamente e politicamente il perchè della violenza di ieri, per trarne motivi di riflessione ed indicazioni per un passo avanti, sulla strada del cambiamento dello stato presente delle cose nel nostro paese; per cui concordo con piemme sulla prospettiva inevitabile della sollevazione popolare per una rivoluzione democratica, e scardinare il sistema e tutti i cortigiani di destra e sinistra che vivono del sistema in quanto casta di parassiti succhiasangue del proletariato; chi ritiene ciò antidemocratico, abbia l'accortezza di non inneggiare più alla primavera araba, perchè nel nordafrica la sollevazione è stata necessaria; se non ci fosse stata la sollevazione di massa, i governanti europei starebbero ancora facendo affari con i dittatori destituiti, in nome del libero scambio e dei valori democratici occidentali.

SOLLEVAZIONE ha detto...

Risposta flash al secondo commentatore anonimo. Cho andrà ad organizzare il conflitto ai livelli territoriali locali? Intabno è bene ribadire che questa è la partita. Di tempo ne passerà da qui alla prossima sfilata romana. E questo tempo dobbiamo utilizzarlo come si deve, costruendo coordinamenti in ogni dove ma, appunto, per costruire e canalizzare il conflitto, non fine a se stesso,ma dentro una chiara prospettiva di mutamento dell'esistente (la politica!).
Il Nostro scommette che a costruire il movimento della nuova opposizione sociale, saranno ancora una volta sempre i soliti attivisti —sottinteso, dell'estrema sinistra. Noi ne dubitiamo. Essi, se ne sono capaci, fungano da consiglieri, e, sempre se ne sono capaci, da levatrice del nuovo che sta sorgendo, della generazione che solo ora si affaccia nell'arena del conflitto sociale.
QUi militanti e esponenti che rifiuteranno, non di farsi da parte, ma di assolvere un ruolo di comprimari e di consiglieri, saranno travolti.

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa se mi intrometto, ma ho bisogno di un chiarimento. Premetto che, secondo me, la violenza sugli individui e sulle cose è una prerogativa ineliminabile del sistema capitalistico che ci opprime e che quindi questo stato di cose è la causa principale, se non unica, dei comportamenti violenti dei singoli; mi chiedo se il superamento di questa condizione possa essere affidato a reazioni estemporanee, individualistiche e, tutto sommato, bullistiche di qualche giovane che non sfigurerebbe in una palestra di box.E' inutile dire che ieri c'ero e anche con gli occhi gonfi, posso essere d'accordo con la responsabilità degli organizzatori circa la sottovalutazione dell'esasperazione,ma avete idea di che tipo di prova di forza sarebbe stata quella manifestazione se si fosse conclusa come sarebbe stato auspicabile che si concludesse?Posso capire la rabbia, ma non riesco a capire perché questa rabbia si debba sfogare sempre quando si manifesta contro lo sfruttamento capitalistico e sempre contro chi manifesta contro lo sfruttamento capitalistico: perché ieri le botte, dai giovani palestrati, le abbiamo prese noi!Cari signori, l'assalto al palazzo d'inverno non l'hanno fatto quattro boxeurs ma fivoluzionari abituati al contatto con soldati, contadini e operai. Mi chiedo: quand'è che vedremo questi signori col casco facile a organizzare lotte nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di lavoro? Non è che la vostra rivoluzione democratica consiste solo nel far saltare in aria, una volta ogni tanto, qualche sede di manpower?

Bastian Contrario ha detto...

Anch'io oggi ho scritto su come non bisogni assolutamente cadere nel tranello del potere, che pretende una condanna preventiva ed inappellabile della violenza.
Devo però dire che quanto successo ieri a Roma secondo me rappresenta non una manifestazione di rivolta violenta, bensì qualcosa di artatamente provocato, proprio per annegare in un mare di gossip le ragioni del movimento.
Sicuramente, poi, qualcuno che si è fatto tirare in mezzo c'è stato, ma questa violenza (secondo me è meglio chiamarla vandalismo, come quella di Genova, non mi pare sia "genuina".
Io ieri ero a Milano: pochi manifestanti (delusione), ma per la prima volta da molti anni a questa parte una schiacciante maggioranza di ventenni. Tutto si è svolto nel modo più tranquillo che si potesse immaginare.
Non avete il sospetto che a Roma quelle cose siano successe perché lì era concentrata l'attenzione dei media?
Infine, sicuramente c'è stato un limite da parte degli organizzatori, che spero abbiano capito che, purtroppo, in Italia non è possibile manifestare pacificamente senza un "servizio d'ordine" che possa garantire (anche a suon di sberle) ciò...

Anonimo ha detto...

Confermo quanto testimoniato da Bastian Contrario. A Milano c'ero anch'io ed ho visto finalmente i primi giovani italiani incazzati, semplici, disorganizzati, pochi, ma veri e civili, destinati a crescere. Un piccolo branco di subumani a Roma potrà anche fare notizia, potrà anche fare il giro del mondo, ma al movimento nascente non fa ne caldo ne freddo. Chi se li ricorda i katanga di Capanna? Forse nessuno tranne me, qui a Milano, ed è un bene, fa parte della nostra normalità unica al mondo. Questo non è che l'inizio, e la stupidità ha le gambe corte, come le bugie e la "violenza cieca" fine a se stessa. La vera violenza è ben altra cosa, non un gioco da bambini scimuniti, ed è quello il nostro nemico.

Alberto Conti

Anonimo ha detto...

bisogna organizzarsi per fare manifestazioni ben lontani da chi dice "cambiare l'europa per cambiare l'italia".
andatevi a leggere su "sbilanciamoci"la lotta d'europa.
sono venuti per ingabbiare il movimento e ,soprattutto, neutralizzare la critica all'europa ,all'euro e al pagamento del debito.
rossanda e compani sono organici al sistema della finanza.
come è stato ben scritto nel post"uscire dall'euro è di destra".
già si stanno muovendo per bloccare questa visione radicalmente diversa di tutta la società.
direte"esagerato!"non lo credo.
qui c'è una critica ad un sistema che lentamente sta creando un orrore economico e sociale mai visto prima.
quando mai gli stati invece di aiutare la propria nazione hanno salvato il sistema bancario?
oggi vogliono far sembrare questa aberrazione "normale".
premesso che questi stati sono oberati da debiti e problemi economici notevoli,ma invece di pensare a salvare l'economia di questi paesi "prima salviamo le banche".
il fondo salva stati europeo è diventato il fondo salva banche.
sono dei criminali.
MI PUZZA E MOLTO chi come la rossanda con decenni di esperienza politica fa finta di non vedere il nesso: CRISI DEL DEBITO-ANTIECONOMICITà DELL'EURO PER LE ECONOMIE DEBOLI-INGERENZA DELLA BCE-USO DEL TERRORE PER ARRIVARE AD UNA DEFINITIVA INTEGRAZIONE EUROPEA ANTIDEMOCRATICA DOVE LE LINEE POLITICHE SONO DETTATE DAI MERCATI E I SINGOLI PARLAMENTI"DEVONO"SOLO RATIFICARE QUESTI ORDINI ANCHE CON L'USO DELLA FORZA.
BISOGNA PRENDERE LE DISTANZE SUBITO DA QUESTA GENTAGLIA E NON DEFLETTERE DALLA SCELTA DI USCIRE DALL'EURO E DALL'EUROPA DEI MERCATI.
loro si facciano le loro manifestazioni,noi dobbiamo organizzarci le nostre distinguendoci molto da loro,altrimenti non andremo da nessuna parte.
tutte le lotte dove ci sono loro negli ultimi anni sono naufragate perchè o sono loro a guidarle o niente.
non è paranoia è l'esperienza accumulata in vent'anni dalla "pantera"degli anni 90.alla jugoslavia ecc,fino ad oggi.
andiamo per la nostra strada e chi vuole accompagnarci deve accettare la piattaforma:contro l'euro,contro quest'europa, contro il debito e contro la finanza.
sensa se e sensa ma.

Anonimo ha detto...

Incendiare auto di sconosciuti non è sollevazione ma semplicemente atto vandalico e c'è solo la galera. Per il resto condivido che è ora di sollevarsi ma contro le persone che detengono il potere e non contro le vetrine. Idioti.

SOLLEVAZIONE ha detto...

Daccordo, l'incendio dell'auto in fondo a Via Cavour è stata una cazzata. L'assalto alla Madonnina pure... Ma non bisogna cadere nella trappola della mistificazione mediatica, che si focalizza su due stupidaggini, esecrabili, per sputtanare una giornata di rabbia sociale, che ha mirato anzitutto a banche e simboli del potere. Il sistema usa ogni cosa per criminalizzare l'opposizione sociale vera. Poi resta che d'ora in avanti cazzate non se ne possono fare più.

Anonimo ha detto...

La Rossanda, Pannella, la dirigenza PD, Rutelli, Casini, Parisi, ecc. ecc. hanno tutti una cosa in comune, appartengono alla categoria dei brontosauri della politica, sono zombi di un sistema già morto, arrivato al capolinea con la caduta di Lehman Brothers. Sono nati, cresciuti, incistati in questo sistema, chi senza metterlo in discussione, chi, peggio ancora, proteggendolo "da sinistra" con la retorica della finta contrapposizione, come veri guardiani dei confini che ne proteggono l'integrità di fondo, il paradigma della crescita quantitativa. Se ciascuno di loro ci è o ci fa è un problema della loro coscienza, del cattivo uso della loro intelligenza.

Il problema nostro è l'opposto, quello di costruire intelligenza sul nuovo mondo che sostituirà questo. E' questa la vera istanza degli indignati in tutto il mondo, anche a Milano e Roma, ed è per questo che scriviamo qui.

Alberto Conti

Bastian Contrario ha detto...

Cara redazione,
condannare la violenza "senza se e senza ma" è mistificazione. condannare atti di vandalismo assolutamente privi di un qualunque scopo non lo è.
Questo movimento, proprio perché composto in larghissima parte da ventenni, pecca enormemente d'inesperienza e la lezione di Genova non è ancora stata assimilata: è evidente che organizzare una grande mobilitazione pacifica è impossibile, se non ci si dota al contempo di un "servizio d'ordine" che impedisca (anche violentemente) l'infiltrazione di elementi di disturbo. Non basta dichiarare prima che non si vuole la violenza e sperare poi che tutto si regoli da sè: una specie di "liberismo della protesta".
Resto sempre dell'idea che queste cose accadono solo e solamente dove si concentra l'attenzione dei media: se la manifestazione fosse stata fatta a Milano, a Roma che avesse sfilato lo avrebbe potuto fare in tutta tranquillità, e questo non può essere un caso.
Infine, la situazione è talmente grave che di cazzate non se ne possono fare punto, non d'ora in poi.

Anonimo ha detto...

Mi a quale manifestazioni siete stati? Stavate a Milano e volete parla de Roma?
Il 15 ottobre non c'erano solo 500 violenti, ma almeno 30 mila persone che per 2 ore hanno respinto la polizia in piazza del popolo. Certo una minoranza rispetto ai 200 mila, ma di ben altre proporzioni.
Io sono contro la violenza. Ma chi fa paragoni con Genova non ha capito un cazzo. Qui ci stavano ragazzi di 16 anni, che a Genova ne avevano 6! E' una nuova generazione. Anche sul piano economico. Nel g8 c'erano soprattutto benestanti mossi da motivazioni etiche, quì c'è la fame: c'erano i rom a saccheggiare i supermercati (per capirci)

Vecchia Talpa ha detto...

Io credo che bisogna intendersi su cosa significhi pratica democratica. Il 15 ottobre, indipendentemente dal rapporto fra numeri di manifestanti e "quelli dal volto coperto" ha messo in evidenza una realtà che abbiamo , tutti, cercato di nascondere. E che cioè da domani, esisterà una sola pratica politica praticabile. O chi si rivolgerà alla politica istituzionale, sempre più nei palazzi e sempre in meno e la logica insurrezionale fatta di pratica violenta ed prevaricatrice, in cui prevarrà chi spaccherà più vetrine o autoambulanze. La pratiche politiche democratiche(?) sono tutte chiuse in questa antinomia. Sarebbe bastato che ognuno praticasse indipendentemente gli uni dagli altri le proprie pratiche politiche. Chi voleva occupare piazze e vie della città , fare sit in ( efficaci o meno che fossero sono a no cazzi di chi vi partecipa?)e chi , separatamente e con propri cortei ( tanto la città è grande e i numeri ce li avevano , visto che si parla di 3-4 mila giovani)avrebbero messo a ferro e fuoco la città senza nessuna prevaricazione e violenza su chi voleva manifestare per i propri cazzi.

Ieri è finita un'epoca e forse un'altra si aprirà. E' già successo negli anni 70 succederà ancora oggi.Con la differenza che la storia quando si ripete si presenta come come tragedia.

Bastian Contrario ha detto...

@Anonimo delle 13e34
Dire che sei contro la violenza e, poi, aggiungere che chi parla, o cita, Genova "non capisce un cazzo" è sintomatico della tua profonda ironia: anche l'insulto può essere inteso una forma di violenza, verbale.
Dire che non sei d'accordo, invece, sarebbe stato secondo me più appropriato, oltre che educato.
I temi di oggi sono molto simili a quelli del 2001, ovviamente aggiornati alla situazione odierna.
"Nel g8 c'erano soprattutto benestanti mossi da motivazioni etiche": non so in base a quale documentazione tu possa fare un'affermazione così netta, oltre che impegnativa.
P.S. chiedo scusa alla redazione per essermi permesso di scrivere questa risposta...

Anonimo ha detto...

Se c'è una cosa che non sopporto sono le chiacchiere a vanvera di chi non c'era. In piazza c'erano circa 300mila persone reali (un milione con le motiplicazioni proporzionali alle dichiarazione degli organizzatori in altre manifestazioni).
Di queste circa 50 mila stavano in piazza S. Giovanni a cantare "forza ragazzi" e "bella ciao" in solidarietà con i rivoltosi. Di questi 10 mila facevano gli scontri veri e propri.
Si tratta, indubbiamente, di una minoranza. Ma non di una minoranza di 100 persone ma di 100 volte superiore, con una grande piazza alle spalle solidale.
Pensare che siano tutti degli infiltrati è una cazzata. C'è una generazione incazzata che non conosce il passato (anni 79, il g8, ma di che cazzo state parlando?) ma sa solo di non avere un futuro. Bisogna fare un'analisi seria su chi erano costoro. C'erano persone dei centri sociali, molti minorenni, alcuni rom (pare sia girata la voce nei campi che sabato si sarebbero assaltati i supermercati, voce che ha mobilitato ovviamente molti sottoproletari affamati). Negli anni 70 c'era comunque crescita, cosi come nel 2001. Oggi c'è la crisi. se non capiamo questo non capiamo nulla.

Anonimo ha detto...

X Bastian contrario:

So che mi perdonerai il mio pessimo galateo.
Nel G8 si chiedevano i CD masterizzati, la legalizzazione della cannabis, i disobbedienti giocavano con gli scudi a chi spingeva di più...
La crisi, oggi, ha cambiato tutto. Nel 2001 nessuno avrebbe chiesto l'annulamento del debito. Si chiedeva l'annullamento del debito verso i paesi poveri, oggi siamo diventati noi un paese povero.
E' cambiato tutto. Basta vedere che nel 2001 a Genova non c'erano decine di migliaia di persone che tifavano per i cosiddetti black bloc. Sabato c'erano eccome.
Gira voce che il militante di sel ferito in realtà la stesse tirando lui la robba che gli è esplosa in mano. Anche se questa voce non fosse vera, il solo fatto che è considerata da tutti i compagni a Roma come verità storica indica che comunque ci sono state centinaia di persone che, vista la sommossa, hanno abbandonato gli spezzoni di sel, cgil, cobas, per unirsi ai rivoltosi. Anche questo a Genova non successe...
Più che agli anni 70 o a Genova questa rivolta ricorda la Grecia degli ultimi tre anni (con la differenza che in Grecia TUTTI i sindacati scendono in piazza sotto il parlamento, cosa che quì neanche i cobas hanno le palle di fare)

Anonimo ha detto...

Beh, vedo che l'incazzatura è un po' di tutti. Io non so rendermi conto se esistano effettivamente tutti questi ventenni pronti ad assaltare lo Stato. Una cosa però è certa: se ci sono, il 15 ottobre non è ancora finito e sarà il caso che la capacità organizzativa che hanno dimostrato la socializzino e la indirizzino contro i "palazzi del potere", stavolta, e non solo contro il tir dei cobas.Se così sarà, sarà un buon futuro. Ma se non è così, se si tratta solo di boxeurs da palestra, allora ci vogliono i vecchi katanga........

Bastian Contrario ha detto...

@Anonimo delle 16e27
trovo poco ammissibile il tuo tono ma, a differenza tua, lo sopporto.
Ho tutto il diritto di pensare che i "rivoltosi" sbaglino, almeno in questo momento, a far fallire una manifestazione che nelle intenzioni di chi l'ha organizzata doveva essere pacifica. Se la cosa ti fa incazzare, mi dispiace ma è un problema esclusivamente tuo.
Se la "generazione incazzata" conoscesse il passato, anziché ignorarlo (e l'ignoranza non è un titolo di merito), forse sarebbe in grado di comprendere come la loro mancanza di futuro non sia improvvisamente piovuta dal cielo, ma affonda le sue radici in ciò che è stato, e di cui ciò che sarà non è che una conseguenza.
Infine, ti invito a verificare meglio le tue affermazioni circa la crescita del 2001 e il benessere degli anni '70, dato che denotano una lacunosa conoscenza dei periodi che citi.
Di "che cazzo parlo" lo decido io e se la cosa non ti va bene hai sempre la libertà di non leggere.

Bastian Contrario ha detto...

@anonimo delle 16e36
"Nel G8 si chiedevano i CD masterizzati, la legalizzazione della cannabis, i disobbedienti giocavano con gli scudi a chi spingeva di più..."

Una ricostruzione assolutamente parziale e inesatta, dato che a Genova si parlava anche di ben altre cose (tipo la finanziarizzazione dell'economia), che puntualmente oggi si stanno verificando.

"Nel 2001 nessuno avrebbe chiesto l'annulamento del debito."
Pensa che ci sono documenti risalenti alla fine degli anni '90 in cui invece si chiedeva proprio questo...

"Basta vedere che nel 2001 a Genova non c'erano decine di migliaia di persone che tifavano per i cosiddetti black bloc"
Francamente, non credo che proprio nessuno si sia fatto tirare in mezzo...

Non nego che in molti abbiano deciso di unirsi ai disordini per rabbia, ma ritengo che comunque il sistema del branco non sia sintomo di lungimiranza: una volta che hai spaccato tutto o sciancato tutti i poliziotti, cosa ottieni? Ti sei garantito un futuro migliore?

Infine, non mi sembra che infiltrare un corteo pacifico per farsene in un certo senso "scudo" sia un elemento positivo: perché non scendere in piazza per devastare tutto e scontrarsi con la polizia in modo chiaro e aperto?

Anonimo ha detto...

@Anonimo dellle 16:27
trovo il tuo tono ammissibilissimo e un'analisi appropriata e coerente
a dispetto di qualche bastion contrario che disquisisce di lana caprina.
Capiremo meglio (tutti quanti) quando, e non ci vorrà tanto tempo,
saremo nelle condizioni della Grecia.
antonio.

SOLLEVAZIONE ha detto...

C'è, come si vede anche in altri luoghi del web, un bisogno profondo di ragionare e di capire. C'è stato uno strappo. Occorre fare un bilancio e capire come procedere. Ma non facciamo di questa riflessione una specie di elaborazione del lutto. Che non c'è nessun lutto. Giovedì ci sarà a Roma la riunione del blocco del 1 ottobre. Speriamo che questo pezzo di movimento si faccia carico di rilanciare questo dibattito. Non con una liturgica assise nazionale, ma ai livelli locali, lì dove l'opposizione sociale dev'essere costruita. Scordiamoci per un po' le sfilare romane....

Anonimo ha detto...

Brave redazione,
dopo la rivolta che hanno fatto i brontosauri dei Cobas la prossima manifestazione la convocano nella prossima era glaciale...
Ma noi non ci possiamo estinguere con loro

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